San Giovanna d’arco 30 maggio
Giovanna d’Arco, nata nel 1412 in una famiglia di piccoli proprietari terrieri lorenesi, già dall’età di tredici anni riferisce di ricevere delle visioni da parte dell’arcangelo Michele e delle sante Caterina e Margherita che la spingevano a recarsi in aiuto al delfino e futuro re di Francia Carlo VII, impegnato nella guerra dei Cent’anni contro l’Inghilterra, che occupava gran parte del suolo francese con l’aiuto del duca di Borgogna. Grazie al suo grande carisma e alla sua ferma convinzione, riesce a convincere Carlo a permetterle di accompagnare l’armata francese impegnata nell’assedio di Orléans.
Pur non rivestendo alcuna carica militare formale, a diciassette anni Giovanna si pone alla guida dell’esercito e dopo duri combattimenti le truppe, ispirate dal rigore e dalla disciplina che aveva imposto, ottengono la vittoria e catturano la città. Carlo è incoronato re di Francia a Reims e tutto sembra promettere altri successi. È il culmine della sua carriera: vittoriosa e fulgida, è celebrata e amata da tutti: si vede in lei la portatrice del riscatto francese dopo anni di sconfitte. Ma ben presto la situazione cambia. Dopo il fallimento di un assalto per riconquistare Parigi, Giovanna viene via via abbandonata dal re, fino a che, forse per un tradimento, verrà catturata dai borgognoni e consegnata agli inglesi. Proprio il rapporto tra fiducia e vittoria è uno dei temi più interessanti emersi dal dialogo: Giovanna è un outsider per la corte francese, viene vista come uno strumento, un oggetto di cui servirsi, comodo fintanto che ottiene clamorosamente e inaspettatamente successo ma che si butta via, in cui non si crede più appena, com’è umano accada, qualcosa va storto.
Si apre a questo punto un processo dalla chiara matrice politica e il cui esito era già stato stabilito dalle autorità ancora prima del suo inizio. Non trovando altri capi di imputazione validi, la fanciulla viene accusata di indossare abiti maschili ed è incriminata per eresia (con gravi violazioni di forma: aveva riconosciuto l’autorità della Chiesa e del papa). Il processo, durato quattro mesi e mezzo, fu condotto dallo spregiudicato Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais e si risolse con il rogo pubblico di Giovanna (che aveva diciannove anni) a Rouen il 30 maggio 1431.
A partire dal racconto dei fatti, ripercorrendo le carte processuali, emerge come Giovanna si trovasse sinceramente a proprio agio negli abiti maschili (pur non rinnegando mai la propria femminilità) e che concepisse l’armatura quasi alla stregua di una cintura di castità , una barriera fra lei, consacrata a Dio, e le impurità del mondo. Un mondo incapace, come forse ancora oggi, di comprendere la sua diversità e di sfuggire al rigido schema dei ruoli e della tradizione.
Una nota curiosa è poi quella legata all’ironia: dai documenti appare chiaro che Giovanna rispondeva talvolta in maniera sarcastica o del tutto irriverente ai suoi accusatori. Quando le fu chiesto se le sue voci le avessero rivelato che sarebbe evasa dalla prigione, rispose. «E io dovrei venire a dirvelo?». E alla domanda se l’arcangelo Michele avesse i capelli ribatté: «Perché mai avrebbero dovuto tagliarglieli?». Tuttavia anche il senso del comico è cambiato molto nel corso dei secoli: ciò che a noi oggi pare divertente sfrontatezza, nel medioevo era un normale codice di comunicazione che denotava al massimo sicurezza e coraggio.
A cavallo e con un’enorme corazza addosso, involucro di ferro che sembra quasi schiacciare la figura esile. O legata a un palo, stretta all’asta di una croce, mentre fiamme e fumo la lambiscono. Da seicento anni Giovanna d’Arco è soprattutto queste due icone. La guerriera vittoriosa e la “strega” in punto di morte. E tra queste due immagini si condensano i suoi 19 anni di vita, da quando la bimbetta nata il 6 gennaio 1412 a Domremy, nordest francese, che aiuta a casa e nei campi e sa dire appena le preghiere, diventa la tredicenne che sente “voci” dal cielo e si sente investita di un grandioso progetto.
Da “pazza” a “Pulzella”
“Liberare la Francia”. Proprio così. E far proclamare Carlo VII re di Francia. A comandarle questa missione – dice Giovanna prima ai genitori poi alle autorità – sono le voci dell’Arcangelo Michele, di Caterina di Alessandria, di Margherita di Antiochia… che lei ode distintamente. Le voci vengono subito bollate come le stramberie di un’analfabeta un po’ stralunata. Ma quando la ragazza, 17.enne, scappata di casa, predice con esattezza una sconfitta della Francia contro gli invasori inglesi, quelle “fantasie” acquistano un altro peso. Passato il vaglio di alcuni teologi, che la interrogano sulla sua fede, Giovanna viene messa alla testa di un’armata che marcia su Orléans e la cinge d’assedio. In soli otto giorni, un prodigio in termini militari, gli inglesi vengono più volte sconfitti in battaglia, dove l’audacia della “Pulzella” è ineguagliabile. Orléans è libera e il 17 luglio 1429 arriva l’apice della gloria: Carlo VII è incoronato a Reims e Giovanna d’Arco con il suo stendardo è accanto a lui.
I due nemici
Due forze opposte e simili congiurano però contro la Pulzella. Gli inglesi, che non mandano giù la sconfitta per mano di una ragazzina, e gli stessi francesi, generali ed ecclesiastici, che non vogliono vedersi soppiantati per lo stesso motivo. Così quando Giovanna guida la liberazione di Compiègne, il ponte levatoio viene sollevato prima che lei possa mettersi in salvo e la ragazza è catturata dai borgognoni. È il 23 maggio 1430 e già due giorni dopo l’Università di Parigi chiede all’Inquisizione che la giovane venga giudicata per stregoneria. Carlo VII fa ben poco per liberarla e il 21 novembre Giovanna viene venduta agli inglesi.
L’anima non brucia
Il processo si apre a Rouen il 9 gennaio 1431. A giudicare la ragazza sono una cinquantina tra gli uomini più dotti di Francia e Inghilterra. Vescovi, avvocati ecclesiastici, prelati di vario grado la interrogano a fondo sui capi di imputazione, idolatria, scisma, apostasia. La sua fede, l’uso degli abiti maschili, le “voci” misteriose, ogni cosa è oggetto di dure accuse, e false ricostruzioni, alle quali Giovanna, nonostante l’istruzione quasi nulla, risponde con coraggio e precisione. Le viene chiesto fra l’altro se sia in grazia di Dio e la replica è: “Se ci sono, Iddio mi custodisca; se non ci sono, Iddio voglia collocarmici perché preferirei morire che non essere nell’amore di Dio”. Il processo termina il 24 marzo, l’eroina di Francia adesso è un’eretica da uccidere. Il 30 maggio 1431 sale sul rogo allestito nella piazza del Vieux-Marché di Rouen. Muore bruciata viva, gli occhi fissi sulla grande croce astile che frate Isembard de la Pierre ha portato per lei. La Chiesa riabilita solennemente Giovanna d’Arco nel 1456 e Pio X la beatifica nel 1910. Dieci anni più tardi è Santa per opera di Benedetto XV.